A Trinità dei Monti si nasconde un gioiello dandy e grottesco, quando lo trovi, ti lascia a bocca aperta, come il mascherone dantesco del suo ingresso.
Portone e finestre, come gole spalancate, fecero guadagnare al trasgressivo palazzo cinquecentesco, posto tra via Sistina e Via Gregoriana a Roma, l’appellativo di “Casa dei mostri”.
In realtà, altro non era che la “dimora dei sogni” di un eccentrico artista, che ne disegnò la facciata e gli interni affinché rispecchiassero la propria personalità e testimoniassero i suoi successi.
Un capriccio stravagante quello di Federico Zuccari, estroso pittore manierista celebre per gli affreschi della Cupola del Duomo di Firenze e per aver completato, dopo la morte del fratello, i dipinti della Villa Farnese a Caprarola, residenza non molto distante dalle mostruose sculture del Sacro Bosco di Bomarzo.
Affascinato da questo luogo enigmatico e surreale, Zuccari acquistò un lotto di terreno proprio sui resti di un antico giardino, quello di Lucullo al Pincio, e vi costruì la sua illustre abitazione, restituendo ai passanti la stessa magnetica attrazione che provò visitando il parco monumentale viterbese: un brivido iniziale seguito dall’irrefrenabile desiderio di varcare un insolito ingresso.
Per contrasto, una volta oltrepassata la temibile soglia di palazzo Zuccari, sarebbero sopraggiunti stupore ed incanto alla vista del magnifico giardino di rose e degli interni, ricchi di affreschi e preziosi fregi. Una manipolazione psicologica studiata ad arte da Zuccari, che finì per rovinarsi pur di soddisfare le proprie vanità, ma che riuscì tuttavia negli intenti, raccogliendo nella sua omonima residenza, “come un’essenza in un vaso, tutta la sovrana dolcezza di Roma”.
(Gabriele D’Annunzio, Il Piacere)
Palazzo Zuccari subì nei secoli svariate modifiche ed ampliamenti, ma rimase pressoché invariato proprio sul fronte di via Gregoriana, dove i tre mascheroni del civico n.30 non affacciano più sullo storico giardino, ma presidiano la splendida Bibliotheca Hertziana di Juan Navarro Baldeweg, luogo che oggi ospita più di 300.000 volumi d’arte ed esaudisce, in qualche modo, i desideri di Zuccari, il quale avrebbe voluto che il suo palazzo diventasse una residenza per artisti.
Se lo spaventoso portale di Palazzo Zuccari alimenta da sempre nei visitatori l’inquieto desidero di passarvi attraverso, generando rapimento e meraviglia, oggi potremmo dire, metaforicamente, di guardare verso l’esterno da dentro le sue fauci. Una prospettiva diversa dalla quale osservare il mondo e, allo stesso tempo, un mostro con cui imparare a convivere!
Ecco perché il nostro anello Zuccari vuole anche essere un omaggio ai mostri con cui l’uomo riesce a prendersi per mano, per andare insieme, a ritroso, dalla materia ad un’anima rinnovata.
a cura di Maria Chiara Virgili, @Dannati_architetti